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Giro della Corsica in kayak - 2 AGOSTO - ATTERRAGGIO NOTTURNO ALLA SCANDOLA

 

Mi sveglio dopo una notte travagliatissima, in cui me ne sono successe di ogni. Il tipo che mi ha vomitato ad un passo dalla tenda facendomi sobbalzare al primo conato di vomito. La coppia seduta sulla panchina poco distante che giocava a chi scoreggiava più forte. L’ubriaco di turno che con tutta la spiaggia a disposizione veniva a pisciare ad un metro dalla mia tenda. E dulcis in fundo il treno, che a soli 10m da me, quando passava sembrava ti stesse investendo in pieno! Le previsioni negative della sera prima sono state tutte confermate: nottata di merda!
Quando esco dalla tenda è ancora molto presto e faccio in tempo a vedere il sole sorgere dietro i monti della sponda opposta del golfo.[...]


Il ricordo della notte appena trascorsa piano piano svanisce e lascia il posto all’entusiasmo per questo nuovo giorno di pagaiata all’insegna del bel tempo. Faccio colazione col panino che avrei dovuto mangiare la sera prima. Guadagno un po’ di tempo e alle 8 sono in acqua. Supero la cittadella fortificata


ed entro nel Golfo della Revellata. Supero l’omonima punta ed il suo caratteristico faro.


Sulla mappa leggo “Grotte des Veaux Marins”. E’ la grotta dei buoi marini che prima della partenza mi ero promesso di visitare. Mi avvicino alla costa e inizio a scandagliarla metro per metro.


Sul gps non è segnata e questo non mi aiuta ad individuarla. Dopo un primo passaggio, della grotta nemmeno l’ombra; devo averla saltata. Ritorno indietro e finalmente la trovo. Mi ci infilo dentro e scatto qualche foto.


Faccio una prima sosta nella baia di Nichiareto.


Proseguo ancora e dopo un suggestivo passaggio tra la costa ed un lungo isolotto, 


giro Capo Morsetta ed entro nella Baia di Crovani.


E’ ora di pranzo e dirigo la prua verso Argentella, un paesino in cui spero di trovare uno snack-bar aperto. Mi accoglie una spiaggia scura e ciottolosa.


Ad un centinaio di metri c’è un ristorante. Non voglio andarci ma ci entro per chiedere se c’è un posto dove mangiare una cosa al volo. Mi indicano il bar dentro il vicino campeggio. Mi incammino e lo raggiungo,


attraversandolo tutto per raggiungere l’ingresso dove si trova il bar. Scopro che hanno solo dei cornetti e non fanno panini. Disperato ritorno al ristorante e mi faccio servire un piatto di salumi e formaggi locali. 


Li divoro con 1 Kg circa di pane. Totale: 30€! Mortacci loro! Argentella è costosella direi... Alle 15:40 riparto velocemente. Entro nel Golfo di Galeria


e mi fermo sulla spiaggetta vicina all’omonimo paese 


per consultare la mappa satellitare e pianificare le tappe successive. Ho a portata di kayak la Riserva Naturale della Scandola, uno dei posti più belli di tutta la Corsica! Voglio assolutamente vederla! Non potrò fermarmi la notte poiché le spiagge sono interdette al campeggio libero. Non lontana però, 10Km circa, c’è la famosa Girolata. Me ne ha parlato benissimo Giacomo al telefono prima di imbarcarmi per Bastia. Sono al limite come orario e se non parto subito rischio di arrivarci dopo il tramonto. Così mi rimetto in mare e pagaio forte, doppiando Punta Rossa


e tagliando tutto il Golfo di Focolara. Supero Punta Nera


e mi ritrovo nel bel mezzo della Scandola, 


avvolto da rocce di granito rosso e colate di lava scura.



La mancanza del sole immerge questo paradiso in un’atmosfera tetra e minacciosa. La costa buia e nera di lava incute timore. Immagino le forze che hanno plasmato questi luoghi e scompaio di fronte a loro. Scivolo in un mare color petrolio fino alla Plage d’Elbo.



Attorno a me un silenzio irreale. Bastioni di roccia scura che si innalzano imponenti.


Rocce multicolore che prendono le forme più bizzarre.


Voglio guardarmele metro per metro così mi rimetto sul kayak e raggiungo Punta Palazzu, la punta più estrema del golfo.


Negli anfratti delle rocce a picco sul mare si aprono calette turchesi


e grotte profonde e altissime.


Vista da vicino la roccia vulcanica ha una caratteristica struttura esagonale, come se ancora liquida fosse stata estrusa nel passaggio attraverso dei fori di ugual forma.


Quando guardo il GPS mi accorgo che sono le 19:30. A colorare in un baleno le rocce prima scure è il sole basso sull’orizzonte, sotto la coltre di nuvole.


La Scandola mi ha rapito e portato in una dimensione senza tempo. E’ tardissimo! Cerco di recuperare tempo pagaiando forte ma devo fare i conti col vento che nel frattempo si è alzato impetuoso ad ore 12. Vengo affiancato da un gommone di guardie del parco che mi dicono che nella Scandola è vietato fermarsi e mi chiedono dove abbia intenzione di pernottare. Gli dico in inglese che sono diretto a Girolata. Con gentilezza si congedano e ripartono. Riprende la lotta contro il vento che limita la mia velocità a circa 2 nodi e mezzo. Mancano ancora 10km a Girolata e inizio a sudare freddo all’idea di atterrare con l’oscurità. La traversata del Golfo di Solana mi porterà via le ultime energie rimaste. Ho percorso più di 50km e non è ancora finita. Quando doppio Punta Scandola, finalmente, entro nel Golfo di Girolata. Sono le 21:00 e il sole è sparito sotto l’orizzonte da un pezzo. Mi rimane solo un barlume di luce crepuscolare in rapidissimo affievolimento. Man mano che avanzo diventa tutto più scuro. La sagoma dei monti si staglia sempre meno sul blu intenso del cielo. A metà golfo sprofondo nell’oscurità più totale. Di Girolata nemmeno l’ombra. Non ci sono luci all’orizzonte, nessun segno della presenza di un paese. Vedo solo le fievoli e tremolanti luci di qualche barca a vela in rada nel golfo. Navigo nel buio più pesto. Ho paura. Dal dayhatch anteriore tiro fuori la torcia frontale per essere almeno visiibile agli altri natanti. Prendo anche lo smartphone e cerco di capire dalle mappe satellitari dove mi trovi. Sono nel bel mezzo del golfo e Girolata è dietro un piccolo promontorio, proprio di fronte a me. 


Ecco perché non riuscivo a vederla! Devo girare attorno al promontorio facendo attenzione agli scogli. Potrei avvicinarmi troppo alla costa e infrangermi contro qualche scoglio affiorante. Senza indugiare prendo la decisione di utilizzare la mappa satellitare come guida nella manovra, mantenendo una distanza di sicurezza di 15-20m dalla linea di costa che vedo sulla mappa. Che Dio me la mandi buona! Avanzando, mi accorgo che un segnale luminoso indica esattamente il lato sinistro dell’ingresso nella baia. Lo punto. Avverto la presenza della costa dal rumore delle onde che vi si infrangono. A orecchio la distanza dalle rocce è quella di sicurezza che mi sono imposto. Sono attento al più piccolo rumore che proviene dall’acqua per avere il tempo di schivare un ostacolo improvviso che mi si dovesse parare dinanzi. Inizio a sentire un vocio via via crescente. Poi d’un tratto mi si spalanca alla vista un’intera parete rocciosa ricoperta di luci. Sono le luci dei ristoranti che tappezzano completamente il versante nord-est del promontorio. Lo stesso che mi impediva prima di vedere. “E’ Girolata!” grido. Un brivido di gioia mi percorre la schiena. Scarico tutta la tensione in un sorriso indurito dalla salsedine che mi ricopre il viso. Alla mia destra il porticciolo, con un tripudio di luci provenienti dalle barche ormeggiate strette, l’una di fianco all’altra. Scivolo silenzioso come un’anguilla tra i riflessi di luci colorate sull’acqua piatta. Tocco terra su una piccola spiaggetta dove tirano in secco i gozzi. Sono le 22:00. Ho percorso più di 58km.
Attorno a me è tutto in festa. Negozietti ovunque, pieni di luci colorate. Voci e risate echeggiano dalla parte alta del paese. Sembra il paese dei balocchi. Mi lascio travolgere anch’io da questa atmosfera festante. Chiudo tutto nel kayak e col sorriso ormai stampato sul volto mi dirigo in un ristorantino per mangiare qualcosa. Mi accoglie una cameriera bionda, sorridente, con tanto di pantaloncino in jeans stracciato e occhi azzurri come il mare. Mi dico “Ma questo posto è il paradiso!”. Solo la fame riesce a distrarmi da cotanta bellezza e ordino panino, patatine, due birre medie alla spina e un gelato. 


A stomaco pieno ritorno al kayak. Sento tutta la stanchezza ora. Proprio ora che devo montare la tenda. Mi faccio forza e tiro fuori dal kayak tutta l’attrezzatura. Montata la tenda a due metri dal mare, vorrei ancora fare qualcosa. Mi dispiace addormentarmi e lasciare il mondo attorno a me in festa. E’ l’ultimo pensiero prima di cadere in un sonno profondo.

1 commenti so far

accipicchia approdare di notte è stata una avventuraccia. Applausi!


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