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Grecia Ionica in kayak - 27 LUGLIO - RITORNO AD ITACA


Mi sveglio prima della sveglia. Alle 4:45 sono fuori della tenda con la torcia frontale in testa, nel buio e nel silenzio più assoluto. Vengo avvolto da un nuvolo di insetti e a niente valgono tutti i tentativi di scacciarli. Ritorno nella tenda per disperazione e decido di dormire un altro po’, almeno fino a che l’aurora non illumini un po’ il cielo. Alle 6 sono di nuovo in piedi e faccio una colazione super veloce per essere in mare prima possibile. Il mare è piatto ma le previsioni danno un ponente in repentino rinforzo durante la mattinata. Non c’è tempo da perdere; devo muovermi e anche in fretta. Per i 16km di traversata occorreranno quasi  3 ore. Alle 7:15 parto e punto dritto verso Arkoudi.[...]


Alle 9 la raggiungo e rivedo la spiaggia-immondezzaio dove intendo fermarmi.


Riatterro mal volentieri solo per il tempo di sgranchirmi le gambe e rifocillarmi con acqua e cibo.


Riparto dopo 10 minuti e, come un novello Ulisse, non vedo l’ora di ritornare ad Itaca. Man mano che avanzo, il vento alla mia destra spira sempre più forte e inizia a preoccuparmi. Quando mi trovo in mare aperto, a 4km dalla terra ferma, partono le prima raffiche forza 4. Tiro giù lo skeg per evitare che le onde al mascone mi deviino dalla rotta. Inizia la corsa contro il tempo per atterrare prima che le condizioni meteo divengano proibitive. Pagaio sempre più forte. Una barca a vela di fronte a me ammaina la vela. E’ un brutto segno che mi rende ancora più nervoso. Tiro dritto con tutte le forze che ho, rincuorato dalla vista della costa che si avvicina.


Sotto costa sono protetto dal ponente e proseguo in scioltezza. Il pericolo è scampato. Alle 10:50 incontro la la costa.


Faccio poca strada e atterro su una spiaggetta di ciottoli di una bellezza straordinaria. Mi sento come Ulisse che viene riabbracciato dalla sua Itaca! Mi immergo nel suo mare splendido e immortalo per sempre il momento con questa foto.


Dalle mappe satellitari vedo un bello spiaggione più avanti. Riparto per raggiungerlo e fare una sosta più lunga. Navigando sotto costa, salta all'occhio il verde rigoglioso di cui è ricoperta l’isola.




Vedo la spiaggia di Marmakas avvicinarsi.



Alla mia sinistra c’è un bell'isolotto con una sola casetta.


Mi riparo dal solleone sotto alcuni alberi, mentre tengo d’occhio il kayak.


La tappa successiva è il porticciolo di Frikes.



Tiro in secco il kayak

  
e faccio un giro nel paese. C’è un market aperto con il frigo all'esterno, pieno di birre ghiacciate. E’ quello che fa per me! Ne approfitto anche per rimpinguare le provviste alimentari nei gavoni del kayak. Consumo un pasto proteico a base di feta e fesa di tacchino, a due passi dal mare, come piace a me.


Chiedo se c’è una farmacia dove comprare degli antibiotici ma in paese non ce ne sono.
Riprendo il mare con lo stomaco davvero pieno e mi godo la passeggiata col ponente al giardinetto come fosse una pennichella.


Itaca, col suo manto verde, non delude le mie aspettative.


Man mano che avanzo, la costa si fa sempre più rocciosa e selvaggia.



Le montagne scendono ripide fino al mare e, talvolta, si aprono a formare spiaggette di ciottoli davvero suggestive. Ne vedo una non appena viro a sud-ovest, per seguire la costa che scende a formare il Golfo di Molos.


Prima di atterrare, mi faccio cullare dalle onde in prossimità del bagnasciuga.


Quando atterro, alle mie spalle c’è una costruzione fatiscente obbrobriosa, ma davanti a me, c’è un mare spettacolare.


Il tratto seguente è fortunatamente all'ombra.



Mi addentro nel golfo


affrontando pericolosi spot di vento che superano i monti e discendono violenti in mare.



C’è una spiaggia in fondo al golfo e spreco le ultime energie per raggiungerla. Quando arrivo, della spiaggia non c’è nemmeno l’ombra. Le immagini satellitari mi hanno tratto in inganno. Decido di seguire ancora la costa fino a che troverò un posto idoneo a passarci la notte. Saluto la mastodontica barca a vela battente bandiera spagnola in rada nel golfo e inverto la direzione di marcia.


Mentre pagaio, assisto ad un fenomeno improvviso e violento. inizia a soffiare un vento che prima non c’era e il mare si gonfia in pochi secondi fino ad un’altezza d’onda di un metro e mezzo circa. Percorro qualche centinaio di metri nel panico più totale. La prima spiaggia che incontro è larga solo un paio di metri ma, in compenso, ha un ampio uliveto alle spalle. Sono ormai stanco e il mare è pericolosissimo da navigare; devo atterrare. Tiro in secco il kayak alla Fantozzi: metà sulla spiaggia, metà nell'uliveto.


Il gradino in cemento mi impedisce ti tirarlo più su. Decido di piantare la tenda accanto alla prua. Nel frattempo mi cucino un risotto dietro il muretto, a ridosso della spiaggia. Il vento è fortissimo e sono costretto a creare una barriera con le sacche stagne per non far spegnere la fiamma del fornello a gas.

  
Nonostante le mie precarie condizioni fisiche, sono riuscito a percorrere quasi 50km oggi e a fare la difficile traversata fino ad Itaca. Posso andare a letto soddisfatto. 


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