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Kayak trekking in Sardegna - 6 AGOSTO - IL TERRORISTA




E’ notte fonda. Il fondo duro sotto la tenda mi fa tenere la schiena in posizione scomoda. E’ troppo tardi per modellare il giaciglio sotto la tenda quindi decido di continuare a dormire alla men peggio. Mi alzerò poco riposato. Sola la vista del mare piatto riuscirà a farmi scordare la notte appena trascorsa. Mi carico di energia con una colazione diversa: al bar del campeggio! Cornetto e cappuccino però mi fanno solo il solletico allo stomaco quindi continuo a mangiare in tenda. Guardo le previsioni su più siti e mi accorgo che fra un paio di giorni il tempo cambierà completamente. Si aspettano vento forte e addirittura temporali! Decido quindi di rimanere in campeggio per i giorni successivi, facendo il giro delle isole più piccole dell’arcipelago nel frattempo. Allestisco il kayak con un minimo di attrezzatura. Il kayak è leggerissimo e mi sembra quasi di volare sull’acqua! Percorro il tratto di mare che mi separa da S. Stefano a quasi 4 nodi di media. Inizio il giro di S. Stefano in senso antiorario. Mi fermo subito su una prima caletta.



I primi amici a darmi il buongiorno sono i pesci che saltano fuori dall’acqua alla vista del kayak. I secondi sono i cormorani, che sono a tal punto incuriositi dalla mia presenza che rimangono sugli scogli a scrutare i miei movimenti.  [...]


Basta però gridargli “aiò” che loro si tuffano immediatamente in acqua e percorrono 20-30 metri sott’acqua ad una velocità incredibile. Sono i veri padroni delle coste sarde, un po’ come i gabbiani per le Isole Tremiti. Visito alcune spiaggette, piccole ma stupende. 


In una di queste mi immergo con la maschera e riprendo una coppia di cefali per nulla impauriti dalla mia presenza.


In alcuni punti, dove il fondale diventa sabbioso, il colore del mare è bello da paura. Vorresti diventare tutt’uno con esso.


Ci sono segni della presenza umana, ruderi e vecchie strutture abbandonate che servivano probabilmente per trasportare il granito estratto in qualche cava sull’isola.





Poi d’un tratto il cemento, recinzioni metalliche e un cartello con le scritte: “zona militare, divieto di accesso, sorveglianza armata”. 


Rimango interdetto ma incuriosito al tempo stesso. Continuo la navigazione nello scempio più assoluto.



Il cemento che ricopre il granito. L’orrore che sovrasta la bellezza. Scorgo un militare che si sbraccia dalla costa e mi fa segno di allontanarmi. Mi avvicino per sentire meglio e mi dice che un’ordinanza della capitaneria di porto vieta la navigazione entro i 300m dalla costa lungo tutto il tratto occupato dalla caserma. Mi dice che tutta l’area è sorvegliata poiché c’è un deposito di armi. Gli rispondo che come avevano messo il cartello per il divieto di accesso a terra avrebbero potuto mettere delle boe per il divieto di accesso al mare antistante la caserma così da informare per tempo i bagnanti ed evitare di eliminarli con una scarica di mitra! Chiudo la discussione così e mi allontano infastidito. Dopo poco un altro militare mi intimerà di allontanarmi ancora di più. Tra me e me penso di essere stato scambiato forse per un terrorista, il famoso terrorista in kayak! Mentre i veri terroristi sono loro, che occupano quasi 2 km di costa 



con un deposito di armi in uno dei posti più belli d’Italia. Roba da pazzi! Mettetelo dove cazzo volete il vostro deposito di armi ma non su un parco nazionale! Me ne vado furioso ma basterà che scompaia alla mia vista lo scempio di cemento per farmi calmare. Giro tutta l’isola visitando l’ultimo tratto di costa ancora inesplorato.



Ritrovo un mare da urlo



vicino all’isolotto Roma, di fronte al famoso villaggio vacanze.



E’ mezzogiorno. Mi fermo per uno spuntino sulla spiaggia dell’isolotto. 





Finita la sosta intorno alle 13, avendo terminato anche il giro dell’isola, abbandono l’arcipelago e mi dirigo verso la spiaggia della Sciumara.

 

Ritorno in campeggio nel primo pomeriggio. Pasta, doccia e poi visita a Palau. Mi sembra di essere un turista come gli altri, per la prima volta lontano dal mio kayak! Quando passo davanti ad una rosticceria con i polli allo spiedo in bella mostra memorizzo le coordinate gps del posto per ritrovarlo facilmente nei giorni successivi. Capisco di non essere esattamente come gli altri… Il pomeriggio trascorre in compagnia di Ichnusa, la dea dal malto biondo! Ritorno in campeggio dove cenerò con due ragazze conosciute nel pomeriggio. Prima di chiudermi in tenda scavo un giaciglio più confortevole sotto la tenda in corrispondenza del materassino sotto gli occhi allibiti dei vicini tedeschi. Anche questa giornata è finita.

2 commenti

il "deposito di armi" era in realtà fino a 2 anni fa la postazione dei sottomarini nucleari USA, da quella zona è preferibile stare lontani.. non si è mai capito bene quali possano essere le condizioni ambientali del sito.


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