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Kayak trekking in Sardegna - 18 AGOSTO - A CACCIA DI ISOLOTTI



Mi sveglio all’alba. Stavolta non c’è il sole ad aspettarmi ma un cielo grigio che mette un po’ di tristezza. [...]

Non c’è ancora nessuno attorno a me ma non dovrò aspettare poi molto per veder piombare in spiaggia la solita folla di vecchietti mattutini. Di Costa nemmeno l’ombra. Lo aspetto per un po’ ma, non vedendolo arrivare, decido di fare colazione da solo. Arriverà ad aprire il chiosco solo una mezz’oretta più tardi, mentre inizio a caricare l’attrezzatura sul kayak. 

Mi intrattengo un po’ in spiaggia per vedere l’evoluzione del tempo. Per fortuna il cielo si schiarisce e posso iniziare la navigazione senza preoccupazioni. Raggiungo Costa ad un centinaio di metri dalla riva, intento ad attrezzare un gommone. Mi affianco e lo saluto, ringraziandolo della piacevole compagnia. Mi confida l’ orgoglio che prova ad essere il mio primo amico nuorese! Quando lascio Baia Sardinia il sole è ormai alto e il manto di nubi è solo un lontano ricordo. Navigo in direzione dell’Isola delle Bisce passando prima per la piccola Isola dei Cappuccini.

Qui sono presenti delle costruzioni a forma di bunker, rivestite interamente in pietra. Un capolavoro di integrazione architettonica! Un’altra manciata di km e sono finalmente sull’Isola delle Bisce. Approdo su una delle due spiagge gemelle che delineano i fianchi di una lingua di terra sul versante sud dell’isola. Lascio il kayak sul bagnasciuga e mi arrampico tra la macchia per scattare una foto panoramica di questo posto fantastico.

Alle 11:30 riprendo il largo e dirigo la prua a sud-est, costeggiando tutta la costa da Capo Ferro a Porto Cervo. Qui mi ritrovo con lo stesso problema dell’andata: fare lo slalom tra i panfili in uscita dal porto. I bulletti della Costa Smeralda… sembrano fare quasi a gara a chi mi passa più vicino ma il kayak filerà dritto, cavalcando una ad una le altissime onde alzate dagli scafi. Per ringraziarli dell’inchino… utilizzerò ricercati epiteti in barese antico, assai adatti all’occasione. Attraverso anche il Golfo del Pevero, da punta a punta, avendolo già visitato. Per riposarmi dopo la lunga traversata, mi fermo sulla prima spiaggetta che scorgo all’orizzonte. E’ una spiaggia con ombrelloni in paglia, lettini con teli bianchi tutti uguali e gente snob sdraiata sopra. Sono tutti fermi tranne uno, che corre avanti e indietro, sotto il sole, da un lettino all’altro. E’ il povero bagnino, tuttofare per l’occasione e sarà l’unico ad avvicinarsi. Mi confida che la spiaggia è privata, riservata ai clienti di un lussuoso hotel a 5 stelle poco distante. Tra gli ombrelloni una figura alta e sinuosa spicca su tutte. E’ una ragazza bellissima, con un largo cappello di paglia, intenta a fare un massaggio al suo ragazzo (si fa per dire) che avrà 60 anni e (parola di bagnino) un conto corrente a molti zeri in Russia. Capisco che è meglio andare per non fare altro cattivo sangue. Appena girato il promontorio, mi si parano davanti gli isolotti di Li Nibani. Decido di non avvicinarmi perché ricadono nella zona a protezione integrale del Parco Nazionale della Maddalena, nell’estremo quadrante sud. Mi lascio a sinistra un altro gruppo di isolotti 

e proseguo sotto costa 


superando la lunga spiaggia di Romazzino e fermandomi poi sulla Spiaggia del Principe. Ad attendermi non ci sono più i miei amici cinghiali ma una miriade di bagnanti impacchettati come le sardine. Vedere una delle più belle spiagge della Sardegna ridotta ad un formicaio umano è uno spettacolo raccapricciante. L’acqua è torbida e c’è così tanta gente a bagno che ho difficoltà a farmi strada col kayak. Riesco ad arenarlo su un minuscolo lembo di bagnasciuga libero. A piedi raggiungo un baretto mobile poco dietro l’arenile e mi rifocillo con un panino e l’immancabile Ichnusa. Sosto per un’oretta circa, giusto il tempo di riprendere le forze e salpare alla volta del gruppo di isolotti di fronte, Le Camere e Mortorio. Sono le 4 del pomeriggio e la traversata si preannuncia difficile per la brezza tesa che soffia lungo i 3 km che mi separano dalla meta. Parto. Quando arrivo in prossimità degli isolotti di Le Camere mi fermo su una spiaggetta riparata dove finalmente ritrovo il contatto con la natura.

Consulto le mappe satellitari e mi accorgo della presenza di una lunga spiaggia proprio di fronte a me sull’isolotto di Mortorio.

Altri 2 km e sono arrivato. Ad un centinaio di metri dalla spiaggia le barche sono così tante che non riesco ancora a vederla. Continuo a scansare barche addirittura fino a 10 m dalla riva!!!!! Finalmente atterro.

Mi guardo attorno e lo spettacolo è fiabesco! Scatto qualche foto dall’alto e impreco per l’orrida presenza sotto riva di alcune barche.

Esploro i fondali tutt’intorno e quando mi risveglio dall’estasi è tardissimo. A malincuore, alle 18:45 lascio il paradiso di Mortorio e inizio una lunghissima traversata di oltre 9 km fino a Cala Sabina, lo spiaggione dove approdai il 2 Agosto. Arrivo quando il sole è ormai tramontato e ad attendermi ci sono milioni di simpatiche zanzare. Le persone nel lido di fianco si godono lo spettacolo di me che mi spoglio e mi rivesto senza pudore mentre mi frusto con l’asciugamano. Non voglio immaginare i commenti… Dopo 31 km percorsi e circa 3000 Kcal bruciate forse è ora di mangiare qualcosa. Nel buio più pesto, penetrato solo dalla mia lampada frontale, mi preparo 200gr di spaghetti col sugo di vongole, caffè e due cornetti alla nutella. Monto la tenda e svengo prima di riuscire a scrivere anche solo una riga di diario.


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