E’ stata una notte di sudori. Fa già caldissimo di suo, ci mancava solo la febbre! Mi sono svegliato in piena notte due o tre volte. Per far scendere la febbre alta ho preso degli antipiretici. Dopo poco ho iniziato a sudare, bagnando qualsiasi cosa a contatto col mio corpo. E’ stata davvero dura!
Il mattino mi regala un nuovo amico: un tenero gattino incuriosito dal mio kayak. [...]
Mentre faccio colazione, entra in mare, proprio di fronte a me, un signore canuto, con l’aria simpatica. Dopo 4-5 vasche, da un estremo all'altro della spiaggia,
mi saluta e iniziamo a chiacchierare un po’. E’ greco ma parla molto bene l’italiano; mi spiega che lo ha imparato da giovane nel carcere di Bari, dove è stato rinchiuso 6 mesi per contrabbando. Continua raccontandomi un po’ della sua storia. Mi dice anche che se volessi rimanere in spiaggia, potrei raggiungere poco più su la villa di un ingegnere italiano che si è allontanato per un’escursione col gommone e che dovrebbe tornare in giornata. Rimaniamo a parlare per un quarto d’ora buono, poi mi saluta e si allontana lungo la strada polverosa dietro la spiaggia.
Dopo la colazione sto meglio e ho voglia di ripartire. Mi dispiace lasciare la gattina
ma non ho scelta: i felini non vanno molto d’accordo con l’acqua. Scendo in mare
e decido di pagaiare in maniera molto rilassata, senza sforzarmi troppo. Mi fanno sorridere alcune stranezze che vedo sulla costa: un gommone in secca su due travi di legno
e una bombola di gas arrivata sugli scogli chissà come.
Il versante nord di Meganisi è costituito da un insieme di fiordi e porti naturali molto riparati, che attirano un gran numero di barche a vela.
Mi avvicino per una prima sosta a quello che sembra essere un porticciolo turistico.
C’è un bar e ne approfitto per comprare una bottiglia d’acqua e una granita di caffè. Riparto poco dopo, continuando il mio giro perlustrativo. Ci sono barche a vela ovunque. Questo tratto di costa sembra un unico, enorme porto turistico.
La sosta più lunga la effettuo sulla spiaggia di Fanari, dove c’è un bar-ristorante super attrezzato.
Mangio un paio di tramezzini e sostituisco la birra con delle granite di caffè.
Sono molto debole e non ho il termometro per misurarmi la febbre. Prima di ripartire prendo un oki per evitare che mi ritorni la febbre mentre sono in navigazione. Consulto il meteo e mi accorgo che per domani mattina è previsto un ponente forza 4 proprio nel tratto di mare che separa Meganisi da Itaca. L’unica cosa che posso fare, se voglio ritornare su Itaca senza correre pericoli, è iniziare la traversata prestissimo. Per farlo devo passare la notte sulla spiaggia su cui sono approdato quattro giorni fa e iniziare la traversata da lì all’alba. Il problema è che su quella spiaggia ci ho già dormito e durante la notte sono stato assalito da animali non meglio definiti. Mi viene la febbre solo a pensare di doverci dormire di nuovo; in queste condizioni fisiche poi non ne parliamo proprio. Penso e ripenso ad una soluzione alternativa ma non ne trovo nessuna. Quando riparto non riesco a smettere di pensare alla notte che mi attende sulla spiaggia dei topi.
Attraverso bei tratti di costa con rocce a lastroni che scivolano in mare.
Nel mezzo della costa est faccio una sosta, senza scendere dal kayak, su una spiaggetta di ciottoli, in compagnia di alcune persone.
E’ l’occasione buona per mangiare qualche tarallo e pensare al da farsi.
Mi attende il versante nord dello stretto e alto costone che ho visto tre giorni fa dal lato opposto. Magari se trovo una spiaggia, poco prima di girare la punta, posso fermarmi per la notte. Dal satellite però sembra che non ce ne siano. Riparto con questi pensieri e mi godo la vista di questo altissimo tratto di costa, rimanendo sempre all'ombra.
Mi diverto ad inseguire un cormorano che si immerge ad una decina di metri dalla prua del kayak e rispunta sempre alla stessa distanza.
Quando arrivo in vista di Capo Kefali, non avendo visto nessun approdo, sono ormai rassegnato all'idea di ritornare su quella spiaggia da incubo. Non appena giro il capo, mi ritrovo un forte vento contrario ed un mare formato.
Sono costretto a dare fondo alle poche energie che ho per affrontare questo tratto di mare. Il sole illumina l’enorme costone roccioso
ai cui piedi intravedo la fatidica spiaggia.
Giro il kayak e mi metto in direzione delle onde per un atterraggio in surf. Quando la prua tocca terra, faccio l’ultimo sforzo per tirare il kayak in secco
e allontanarlo dall'onda battente.
Tra i ciottoli ho la prova che ad assalirmi durante l’ultima notte passata qui sono stati davvero topi.
Prima che tramonti il sole,
mi cucino, come la prima volta, degli spaghetti al pesto. Non riesco a finirli per la nausea che mi sovviene poco dopo. Forse mi sta ritornando la febbre.
Il sole mi dà l’ultimo saluto prima di inabissarsi e lasciarmi solo sulla spiaggia dei topi.
Monto la tenda e chiudo tutto nel kayak, stando attento a non lasciare niente di commestibile fuori. Mi preparo psicologicamente alla lotta coi ratti e mi rannicchio nella tenda per evitare il contatto con le pareti della tenda. Che Dio me la mandi buona!
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