Finalmente mi alzo riposato! Se non fosse per il fatto che sono tutto congestionato sarebbe perfetto. I sintomi sono proprio quelli dell’influenza e inizio a convincermi sempre di più che non ho preso un’infezione gastro-intestinale ma una banalissima influenza. [...]
Il muretto in cemento si presta benissimo ad essere una comoda tavola dove fare colazione. Davanti a me passa e ripassa una graziosa ragazza giapponese intenta a nuotare nel tratto di mare antistante. Alle 8 sono in acqua con la prua diretta verso l’interno del golfo di Vathi. Passo vicino ad un isolotto davvero suggestivo
e inizio ad intravedere le prima abitazioni della città principale dell’isola.
Bellissime le case affacciate sul mare dietro declivi densi di vegetazione.
Ci sono barche a vela ovunque
ma nemmeno l’ombra di uno scivolo o di un pontile. Scorgo perfino la sede di un club di diving e kayak.
Oramai lontano dal centro abitato, devo abbandonare l’idea di scendere per comprare delle medicine in una farmacia. L’unico scivolo che incontro è troppo distante dal centro e sarebbe pericoloso lasciare il kayak incustodito per tanto tempo. Decido così di proseguire ed entro nella baia successiva, incontrando un mare verde smeraldo.
Dietro un imponente panfilo, sulla cui prua un ragazzo è intento a lustrare il ponte,
si nascondono due trimarani battenti bandiera spagnola. Atterro su una spiaggetta superombreggiata
dove faccio amicizia con i padroni dei trimarani che mi fanno ogni sorta di domanda sul mio viaggio.
Quando riparto il problema principale è il vento che, scendendo dalle montagne sovrastanti, sembra arrivare da ogni direzione. Per fortuna il mare non è troppo agitato e posso godermi la passeggiata senza timori.
La costa è a dir poco splendida!
Vedo un chiosco su una spiaggia ad ore 12.
E’ la spiaggia di Gidaki. Faccio una sosta di una mezz’oretta in compagnia di taralli e birra.
I sintomi influenzali non mi danno tregua e ora ci si è messo anche il mal di testa. Il vento spira verso sud e l’occasione è troppo ghiotta per non approfittarne. Così riparto, con la schiena a farmi da vela. Il mare è bello da paura!
Visito una grotta stupenda la cui sommità bilobata, vista dall’interno, le dà una caratteristica forma di cuore.
Verso le 13 giungo in vista di una spiaggia lunghissima.
Il mio stomaco mi ricorda che è ora di pranzo. Atterro tra una moltitudine di kayak
e tende.
C’è un gruppo di kayaker che hanno finito di pranzare da poco e sonnecchiano beatamente all’ombra del costone di roccia a ridosso della spiaggia. Mi viene incontro un tipo bizzarro con un gran sorriso; si chiama Gwendal ed è il leader del gruppo. E’ francese ma vive in Spagna. Sta accompagnando un gruppo di ragazzi in un piccolo trekking in kayak attorno ad Itaca. Parla disinvoltamente inglese, francese e spagnolo. Mi offre del cus-cus e dell’acqua fresca ed io accetto volentieri. Chiacchieriamo per un bel po’ ma dopo una mezz’oretta vengo sopraffatto anch’io dalla papagna post-pranzo. Corro a schiacciare un pisolino all’ombra, sul materassino gonfiabile. Dopo la penichella riprendo a chiacchierare ancora con Gwendal fino a quando non giunge l’ora della ripartenza. Dall’inizio del trekking è la persona con cui ho parlato di più in assoluto. Ci facciamo qualche foto ricordo
e ci ripromettiamo di organizzarci per vederci e pagaiare assieme. L’ultima immagine che ho di lui è quella di quando mi sblocca lo skeg poco prima che prenda il largo. Ciao Gwendal!
Ritorno alla mia navigazione solitaria lungo una costa splendida.
Itaca si conferma l’isola verde della Grecia Ionica.
Quando giro Capo Mounda, vengo sopraffatto da un fortissimo vento contrario, impossibile da superare. Atterro quindi sulla prima spiaggia che vedo. Avanzo tra le barche a vela in rada e finalmente tocco terra.
Il lido non è per niente agevole per via dei grossi ciottoli di cui è ricoperto. Sono circondato da capre. Prima intimorite, poi sempre più curiose, le capre cingono infine d’assedio il kayak.
Non sono però gli unici animali invadenti sulla spiaggia. Ci sono vespe ovunque e sono anche molto affamate. Per mangiare lo spaghetto al sugo che mi sono cucinato,
sono costretto ad attirarle lontano da me con il barattolo del sugo vuoto. La tattica funziona solo parzialmente perché sono comunque costretto a girovagare per tutta la spiaggia per seminare quei maledetti insetti. La fine del pasto è una liberazione. Monto subito la tenda e controllo in santa pace le previsioni meteo per domani. Brutte notizie: il maestrale mi darà tregua solo fino a mezzogiorno e a quell’ora non so se riuscirò a completare il giro di Itaca. Non posso fare la traversata fino a Cefalonia col maestrale forza 4. Sarebbe una pazzia. Quindi prima di mezzogiorno, ovunque mi trovi, inizierò la traversata del canale.
Sono molto stanco e debole. Approfitto della mancanza di linea per andare a letto molto presto. Mi addormento tra i calpestii di zoccoli delle capre che pascolano per la spiaggia. Fantastico!
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