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Grecia Ionica in kayak - 29 LUGLIO - IL CAVO MALEDETTO E IL TRAINO DELLA «SANTA DOMENICA»


Alle 6, come al solito, sono in piedi. Fuori della tenda ci sono una ventina di capre al pascolo che gironzolano per la spiaggia.
Sono euforico, stranamente euforico per essere mattina presto. Forse saranno gli effetti collaterali di oki, antistaminico e tachipirina che ho preso durante la notte. Comunque non sto bene; sono completamente congestionato, ho il naso chiuso e la voce rauca. In più ho anche freddo e per la prima volta faccio colazione con la felpa addosso. La scarsa ricezione del telefono non mi permette di vedere le previsioni aggiornate. Tanto vale iniziare la navigazione il prima possibile prendendo per buona la previsione di ieri sera che dava vento in aumento a fine mattinata. Prima finirò il giro di Itaca e prima inizierò la traversata fino a Cefalonia, evitando il maestrale forza 4. La novità del giorno è che la batteria portatile non riesce a caricare l’iPhone. Quando inserisco il cavo di ricarica appare la scritta “Accessorio non supportato”. Forse dev'essersi ossidato qualche contatto. Alla prossima fermata cercherò di grattare un po’ i contatti della porta di alimentazione dell’iPhone.
Il mare calmo e l’ombra dell’irta costa mi permettono di navigare senza troppa fatica. 



Prima di iniziare la traversata mi fermo su una minuscola spiaggetta di sabbia, giusto il tempo di bere un po’ e mangiare qualche dolcissimo fico secco. Mancano pochi km alla fine del giro. Il gps è ormai morto e sepolto e non posso individuare con precisione il punto in cui approdai sull’isola una settimana fa. Mi rimetto nel kayak e percorro quasi tutti i km che avrei dovuto fare per concludere il giro. Poi iniziano a soffiare le prime forti raffiche e il mare si increspa pericolosamente. Decido di saltare la baia di Polis e prendere prima il largo alla volta di Cefalonia. Davanti a me una distesa enorme di mare blu cobalto e in lontananza i pendii verdeggianti della costa est di Cefalonia.



Non faccio nessuna fermata. Supero il tratto basso della costa ovest, che non è niente di eccezionale, raggiungendo poi la parte centrale più stretta. Qui le cose cambiano e Itaca riappare in tutto il suo splendore.


Fortunatamente va tutto bene ma il maestrale forza 3 al traverso, una volta finita la traversata, diventa forza 4 da prua. E’ una lotta impari e decido di fermarmi sulla spiaggia di Katelymata. 


Il mio primo pensiero è quello dell’iPhone. Mi trovo un bel posto all’ombra sotto la pineta, stendo l’asciugamano e inizio a grattare i contatti della minuscola porta. Non ottengo nessun risultato. Probabilmente deve essersi ossidato qualcosa nel cavo di alimentazione. Rimango con l’1% di batteria: panico totale! Mando gli ultimi messaggi per avvisare a casa del problema e spengo il cellulare. C’è un barcone con dei turisti inglesi ancorato di fronte alla spiaggia. Chiedo se per caso qualcuno di loro ha con sé un cavo di ricarica per iPhone. Nessuno ce l’ha. Ritorno sotto la pineta sconsolato. Dopo un po’ mi sento chiamare da un ragazzo italiano sopra il barcone. Mi avvicino a riva per sentirlo meglio. 


Si presenta come Fabio Trinchero e mi spiega che lavora per l’agenzia Ionian Discoveries portando i turisti in barca sulle spiagge di Cefalonia. Vive a Fiskardo con la moglie. E’ sicuro che a Fiskardo potrò trovare un nuovo cavo per l’iPhone e mi offre un passaggio a bordo della “A??a ????a??”, "Santa Domenica" in italiano. Gli dico che non posso lasciare il kayak incustodito in spiaggia e che fuori c’è troppo vento per uscire. Allora mi propone di trainare me e il kayak con una corda. L’idea mi lascia dapprima alquanto perplesso poi, vista la situazione di emergenza in cui mi trovo, accetto l’invito a farmi trainare fino a Fiskardo. Preparo un giunto elastico per attutire gli strappi della corda 


e attendo che risalgano tutti i turisti sulla Santa Domenica.  Non appena Fabio mi lancia la cima faccio un nodo di scotta con la corda elastica a prua e mi sistemo nel kayak. Che Dio me la mandi buona!
Fabio mi ha assicurato che il barcone non fa più di 6 nodi ma a me sembra di volare! Uso la pagaia per mantenere il kayak nella direzione di trazione della corda ed evitare gli strappi laterali.


Sono molto preoccupato per quello che potrebbe accadere in caso di capovolgimento: la pressione dell’acqua mi impedirebbe di piegarmi in avanti per sganciare il paraspruzzi e rischierei seriamente di rimanere intrappolato dentro. La mia espressione si fa sempre più preoccupata.


Una volta fuori dalla baia, mi accorgo che il maestrale è calato ed il mare è perfettamente navigabile. Ma intanto è troppo tardi, non posso più sganciarmi dalla cima. Posso solo godermi il viaggio. Tra il serio ed il faceto trascorrono gli indimenticabili momenti al traino del galeone turistico. Ad un certo punto, dopo diversi chilometri, il barcone rallenta fino a fermarsi. Fabio mi fa segno di avvicinarmi. Quando sono sotto di lui mi dice che stanno per entrare in un’altra baia per una sosta su una spiaggia. Ne avranno per un’oretta. Devo decidere se rimanere con loro per farmi trainare fino a Fiskardo o proseguire da solo. Gli dico che avrei proseguito da solo. Fabio si china sul kayak per  sciogliermi il nodo della cima. Quando ha fatto, lo ringrazio e lo saluto affettuosamente, mentre affondo le prime pagaiate. Sul barcone è tutto un levare di mani per salutarmi. Anche io alzo la pagaia in segno di saluto.  
Dopo quest’ennesima avventura la giornata potrebbe anche terminare ma invece è solo l’inizio! Pagaio fino a Fiskardo 


e, prima del porto, riparo in una spiaggetta fermando il kayak all’ombra di un folto albero. 


Chiudo tutto dentro e mi avventuro per le strade del paese entrando nel primo bar che incontro, attratto dalla vista di un banco gelati. Qui una simpatica ragazza mi da indicazioni per trovare un negozio che vende accessori per cellulari. E’ oltre il porto, così seguo la strada litoranea e arrivo fino all’ingresso del porto. E’ pieno di bancarelle che inizio a scandagliare con la vista a mo’ di Superman per scovare qualsiasi cosa assomigli ad un accessorio per cellulare. Alle prime bancarelle scorgo solo cover. Poi vedo un piccolo market e mi ci infilo dentro per fare scorta di viveri. Appena entro, vedo sulla destra, oltre la cassiera, dei cavi confezionati, che sembrano proprio quelli che sto cercando. Mi avvicino, li esamino uno ad uno fino a scovare l’unico cavo per iPhone. E’ quanto di più brutto abbia mai visto: è un cavo fucsia con luci stroboscopiche e facce sorridenti.


La mia reazione è come quella di un bambino che vede il giocattolo dei suoi sogni. Esco dal market saltando per la gioia. Verifico se funziona e quando vedo in carica il cellulare mi parte un sorriso a 36 denti, manco avessi vinto alla lotteria. Divoro per la contentezza la pizza rustica appena comprata e un panino improvvisato con il companatico nella busta. Avverto i miei che sono ancora vivo e che ho risolto i problemi col cellulare e inizio a pensare alla prosecuzione del mio viaggio. Quando ritorno al kayak ho un gran mal di testa che mi obbliga a prendere l’ennesimo analgesico. Ma ormai niente più può fermarmi. Riparto non appena insacco nei gavoni le nuove scorte e giro la prua in direzione della punta nord di Cefalonia. 



Mi attende un mare davvero mosso ma una costa altissima e splendida. 



Le onde sono così alte che mi si accostano dei ragazzi in barca a vela per chiedermi se sia in difficoltà e abbia bisogno di aiuto. Li rassicuro sulle mie condizioni e li ringrazio della premura. Poi allontanandosi fanno così tanta onda che davvero rischio di ribaltarmi. Escono fiori dalla mia bocca... Poi torno a confrontarmi col mare forza 4 e a godere estasiato della vista della nuda e altissima costa, illuminata dagli ultimi raggi di sole. 




Quando il sole sta ormai scomparendo entro nella più vicina baia 


e scatto dal kayak una foto al tramonto. 


Atterro soddisfatto e fiero. Vivo momenti di autentica felicità mentre addento il panino con emmenthal e salame. Alle mie spalle mi attende un ristorantino pieno di luci 


dove degusterò pollo, maiale, piselli (duri come biglie di vetro), due birre e un dessert a base di yogurt con sciroppo d'uva. 


Il giusto epilogo di una giornata al cardiopalma, lunghissima e straordinaria. Una giornata che non dimenticherò mai!


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